Buonasera lettori...due tre interventi fa ci eravamo lasciati con la domanda se ci può essere educazione reciproca tra educatore ed educando?
Ora è arrivato il momento (dopo aver affrontato il corso di pedagogia generale e sociale) che io vi risponda.
Per cercare di capire ed interpretare la relazione tra educando ed educatore ovvero la cosiddetta relazione educativa possiamo centrare la nostra attenzione soprattutto sull’educando. Considerando la relazione come sistema grande, parte di sistemi più ampi, si dovrebbe riuscire a considerare il rapporto educativo insegnante allievo, educatore-educante in stretta interazione, che è anche stretta dipendenza. Per un educatore è apprezzabile e rilevante porsi in atteggiamento di disponibilità, essere pronti a scoprire la persona che si ha davanti, permettere che l’altro ci sorprenda, accettare ed accogliere senza chiusure anche quanto non ci si aspetta, lasciando lontano pregiudizi ed aspettative a senso unico.
È un modo di porsi che anche per gli allievi può essere stimolo a comportarsi in modo aperto e mantenere libera e viva la comunicazione. L’educatore come l’educando dovrebbe rendersi disponibile ad un reciproco apprendere, considerando l’importanza di “scoprire”, senza utilizzare rigide catalogazioni, rischiando altrimenti di perdere di vista l’originalità, le peculiarità e le potenzialità di ognuno. L' insegnante produce educazione non solo per i messaggi che trasmette, ma soprattutto per la relazione che stabilisce con l'alunno, diretta a suscitare reazioni che influiscono in senso positivo sull' apprendimento.
L' alunno, a sua volta, si educa e produce educazione rispondendo ai messaggi, provoca reazioni che influiscono in senso positivo sull' insegnamento. L'insegnante e l'alunno, quindi, nella comunicazione instaurano tra loro un processo di reciproca autoformazione.
Il rapporto è educativo nella misura in cui l' insegnante considera l' alunno un interlocutore attivo e non passivo. Dobbiamo considerarlo rapporto di equilibrio,l’educatore/insegnante è guida all’apertura di un cammino di formazione ed è interprete dell’esperienza. Chi educa si trova in uno stato di superiorità funzionale ma non gerarchica, stato che genera un vincolo di responsabilità, in cui la dialogicità orienta la relazione. Il punto di vista dell’educando deve emergere chiaramente nella comunicazione che dovrebbe essere il più possibile aperta e biunivoca. L’incontro deve essere intenzionale per ambedue i soggetti coinvolti e l’interazione deve essere costruita insieme. Entrambi devono compiere passi uno verso l’altro per potersi incontrare davvero. Anche nel caso che l’educando non sia in grado di relazionarsi adeguatamente per incapacità, per resistenza o disinteresse è importante, anche maggiormente, che l’educatore sappia compiere passi verso di lui, allontanando pregiudizi e orgoglio. Si arriva perciò a dire che il rapporto fra docente e discente è asimmetrico perché l' insegnante, esercitando una funzione di guida e di orientamento, occupa, nella comunicazione, una posizione di dominanza sull' alunno.
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